don Bosco ci parla:
Il sapere il tempo della morte non è necessario per andare in paradiso; ma bensì il prepararci con opere buone. MB VI,120.
Il 17 dicembre 1887, assieme agli alunni della 5a ginnasio, Luigi Orione si confessò per l'ultima volta da don Bosco infermo. Anzi, rientrato come gli altri nella sala di studio, Orione uscì di nuovo e tornò da don Bosco. Fu quello il suo ultimo colloquio con il Santo.
Morto don Bosco, tra i giovani che vegliano accanto alla sua salma esposta ai fedeli, il 1° febbraio 1888, c'è anche Orione, che prende dalla folla gli oggetti da posare sul corpo del Santo. Ad un tratto, Orione (come scrive egli stesso) ha una curiosa idea: pensa di affettare del pane, ridurlo in pillole da posare sul corpo di don Bosco, per poi distribuirle. Entrato nella sala di refezione prende un grosso e affilato coltello e si accinge ad affettare un filone di pane. Dalla fretta, vibrando il primo colpo, si spacca verticalmente l'indice della mano destra (egli è mancino). Angosciato, pensa subito che senza quel dito non potrà diventare sacerdote, come già aspirava. Avvolge allora nel fazzoletto il dito tagliato stringendolo bene e lo sostiene con l'altra mano. Corre presso la salma di don, Bosco e con viva fede accosta il dito sanguinante alla mano di don Bosco. A quel contatto la ferita si rimargina all'istante.
Narrando il fatto prodigioso, don Orione era solito mostrare la cicatrice rimastagli nell'indice destro, assicurando il perfetto funzionamento del dito.