Venerdì Settimana Santa – 3 APRILE
"Tutto è compiuto". E, chinato il capo, spirò.
Il girasole e il passero
In una discarica abusiva in un angolo abbandonato di una zona industriale di una città era nato un girasole che aveva fatto amicizia con un passero.
Il fiore era triste, sognava un prato verde e farfalle svolazzanti. «A che servo io, qui?», si chiedeva.
Ma l'uccellino guardava il girasole, raggiante, a becco aperto: «Come sei bello! Sei meraviglioso», trillava.
«Ci sono molte cose più belle», rispondeva il saggio girasole.
Ma l'uccellino guardava il girasole, raggiante, a becco aperto: «Come sei bello! Sei meraviglioso», trillava.
«Ci sono molte cose più belle», rispondeva il saggio girasole.
«Guardati intorno!».
Il buon passero si guardava diligentemente intorno, ma finiva sempre per voltarsi verso il girasole e pigolare con aria ammirata: «Il più bello di tutti sei tu!».
Così, ogni giorno, il girasole prendeva coraggio e cresceva tanto da troneggiare ormai sul mucchio di rifiuti. La sua corona d'oro splendeva sempre di più.
Ma un giorno, al sorgere del sole, il fiore attese invano il suo piccolo amico.
Il buon passero si guardava diligentemente intorno, ma finiva sempre per voltarsi verso il girasole e pigolare con aria ammirata: «Il più bello di tutti sei tu!».
Così, ogni giorno, il girasole prendeva coraggio e cresceva tanto da troneggiare ormai sul mucchio di rifiuti. La sua corona d'oro splendeva sempre di più.
Ma un giorno, al sorgere del sole, il fiore attese invano il suo piccolo amico.
Solo nel tardo pomeriggio sentì un pietoso pigolio ai suoi piedi. Si piegò e vide il passero che si trascinava con un ala ferita.
«Piccolo amico mio, che ti è successo?», chiese.
«Piccolo amico mio, che ti è successo?», chiese.
«Un gabbiano mi ha colpito e da giorni non riesco a trovare niente da mangiare. È la fine per me», bisbigliò l'uccellino.
«No, no», urlò il girasole.
«No, no», urlò il girasole.
«Aspetta un attimo!».
Il bel fiore scosse con vigore la sua grande corolla e una pioggia di semi scese sul passero.
«Mangiali, amico mio. Ti daranno nuova forza», disse.
Giorni dopo, il passero avevo ripreso vigore e riconoscente si voltò a guardare il girasole. Ma fu ferito da una dolorosa sorpresa: lo splendido fiore aveva perso i colori, le foglie penzolavano grigiastre e i petali erano terrei.
«Che cosa ti è successo, bellissimo fiore?», pigolò.
Giorni dopo, il passero avevo ripreso vigore e riconoscente si voltò a guardare il girasole. Ma fu ferito da una dolorosa sorpresa: lo splendido fiore aveva perso i colori, le foglie penzolavano grigiastre e i petali erano terrei.
«Che cosa ti è successo, bellissimo fiore?», pigolò.
«Il mio tempo è finito», rispose il girasole. «Ma me ne vado felice. Per tanto tempo mi son chiesto quale crudele destino mi aveva fatto nascere in una discarica. Ora ho capito: sono stato un dono per te e ti ho ridato la vita. Come tu sei stato un dono per me, perché mi hai sempre incoraggiato. Mangia tutti i semi che vuoi, ma lasciane qualcuno. Un giorno germoglieranno e, chissà, forse qui sorgerà una splendida aiuola».
«Il mio comandamento è questo: amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi.
Nessuno ha un amore più grande di questo: morire per i propri amici.
Voi siete miei amici… (Vangelo di Giovanni 15,12)