Un parrocchiano un giorno mi ha detto che vede la Chiesa come un’impresa o una ditta che “lavora”, ripetendo ogni anno alcune attività e iniziative “fisse”, certe volte inventandone di “nuove”, per piazzare, sul “mercato” della vita dei fedeli e degli uomini, un bel “prodotto religioso”, sempre più appetibile.
Ma il nostro essere Chiesa non può essere così!
Il cammino di una comunità cristiana, anche se contempla azioni e gesti pastorali ripetuti nel tempo, deve essere sempre “nuovo” perché percorso compiuto sotto il soffio e la spinta dello Spirito Santo, per riconoscere nella fede la presenza del Signore Gesù nella vita e nella storia, per aderire a Lui con più convinzione, per amarlo intensamente e seguirlo con più radicalità, per diventare suoi appassionati annunciatori e testimoni attraverso le parole, le scelte, lo stile di vita e i comportamenti di ogni giorno, nelle relazioni con gli altri e in tutti gli ambiti e gli ambienti di vita. Un cammino per diventare ogni anno più “cristiani”, più “conformi” a Gesù, fino a raggiungere la piena maturità in Cristo, riassunta nelle parole di S. Paolo: “Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me” (Gal. 2,20).
Alcune attenzioni possono aiutarci in questo.
In primo luogo fuggire dal rischio di diventare cristiani “mediocri o tiepidi”, magari fedeli nel vivere le pratiche religiose e le iniziative pastorali di ogni anno, ma “in modo superficiale e senz’anima”, cosicché risultano piuttosto inutili e senza “frutti spirituali”.
Accogliendo e vivendo da protagonisti, poi, le azioni pastorali che la comunità cristiana programma, inventa, propone e vive. La stessa eccezionalità di quest'anno (bicentenario della nascita di don Bosco, con la ricchezza delle sue proposte e celebrazioni, l'ostensione della Sindone, la visita di papa Francesco a Torino) deve essere occasione propizia da non sprecare offerta al nostro essere Chiesa.
Ma, soprattutto, ripartire con gioia ed entusiasmo per costruire quanto affermiamo ogni volta che recitiamo il "Credo", cioè che la Chiesa è «una» e «santa».
« Questa fede che professiamo, ci ricorda papa Francesco, ci spinge alla conversione, ad avere il coraggio di vivere quotidianamente l’unità e la santità. A distinguerci per il fatto di avere "un cuore solo e un’anima sola", come era per i primi cristiani. L’esperienza, però, ci dice che sono tanti i peccati contro l’unità. A volte, infatti, le nostre parrocchie, chiamate ad essere luoghi di condivisione e di comunione, sono tristemente segnate da invidie, gelosie, antipatie… Ma, questa non è la Chiesa. Questo succede quando puntiamo ai primi posti; quando mettiamo al centro noi stessi, con le nostre ambizioni personali e i nostri modi di vedere le cose, e giudichiamo gli altri; quando guardiamo ai difetti dei fratelli, invece che alle loro doti; quando diamo più peso a quello che ci divide, invece che a quello che ci accomuna… Dio vuole che cresciamo nella capacità di accoglierci, di perdonarci e di volerci bene, per assomigliare sempre di più a Lui che è comunione e amore».
Una storiella raccolta in rete narra di una giovane coppia di sposi novelli che andò ad abitare in una zona molto tranquilla della città.
Una mattina, mentre bevevano il caffè, la moglie si accorse, guardando attraverso la finestra, che una vicina stendeva il bucato sullo stendibiancheria.
«Guarda che sporche le lenzuola di quella vicina! Forse ha bisogno di un altro tipo di detersivo… Magari un giorno le farò vedere come si lavano le lenzuola! »
Il marito guardò e rimase zitto.
La stessa scena e lo stesso commento si ripeterono varie volte, mentre la vicina stendeva il suo bucato al sole e al vento.
Dopo un mese, la donna si meravigliò nel vedere che la vicina stendeva le sue lenzuola pulitissime, e disse al marito: «Guarda, la nostra vicina ha imparato a fare il bucato! Chi le avrà fatto vedere come si fa?»
Il marito le rispose: «Nessuno! Semplicemente questa mattina, io mi sono alzato più presto e, mentre tu ti truccavi, ho pulito i vetri della nostra finestra ! »
Una mattina, mentre bevevano il caffè, la moglie si accorse, guardando attraverso la finestra, che una vicina stendeva il bucato sullo stendibiancheria.
«Guarda che sporche le lenzuola di quella vicina! Forse ha bisogno di un altro tipo di detersivo… Magari un giorno le farò vedere come si lavano le lenzuola! »
Il marito guardò e rimase zitto.
La stessa scena e lo stesso commento si ripeterono varie volte, mentre la vicina stendeva il suo bucato al sole e al vento.
Dopo un mese, la donna si meravigliò nel vedere che la vicina stendeva le sue lenzuola pulitissime, e disse al marito: «Guarda, la nostra vicina ha imparato a fare il bucato! Chi le avrà fatto vedere come si fa?»
Il marito le rispose: «Nessuno! Semplicemente questa mattina, io mi sono alzato più presto e, mentre tu ti truccavi, ho pulito i vetri della nostra finestra ! »
Così è nella vita!
Dice il papa: «Che cos’è la conversione? È chiedere al Signore la grazia di non sparlare, di non criticare, di volere bene a tutti. È una grazia che il Signore ci dà. Questo è convertire il cuore. E chiediamo che il tessuto quotidiano delle nostre relazioni possa diventare un riflesso sempre più bello e gioioso del rapporto tra Gesù e il Padre».
Buon cammino.
don Claudio