LA STORIA DI RAEL

VENERDI' SANTO – 18 APRILE
 
Dalla Parola del giorno Gv 18,1-19,42
"Tutto è compiuto". E, chinato il capo, spirò.
 
45 RIDLA STORIA DI RAEL
 
“ Il West Pokot , regione a nord – est del Kenya confinante con l’Uganda, è una zona semidesertica dove le condizioni di vita sono estremamente difficili: il calore del sole cuoce perfino le pietre, i fiumi e l’acqua sono una rarità, tranne le tipiche acacie crescono solo arbusti con spine, solo ogni tanto qualche rosa del deserto colora di vita il paesaggio.
Qui vive Rael, una donna Pokot. Madre di sette bambini, possiede una casa piccola e umile, fortunatamente in muratura anche se non troppo robusta. All’interno si sente lo scricchiolio della lamiera che si dilata per il troppo caldo: l’aria sembra mancare. Ha avuto due mariti, il primo è stato vittima di “ukimwi”, letteralmente la vergogna caduta sulla terra, ovvero l’AIDS mentre il secondo ha abbandonato la famiglia attratto dal richiamo della città.
E’ una donna straordinaria che ha saputo trovare dentro di se il coraggio e la forza per andare avanti, per allevare i suoi figli e per sopravvivere.
Ultimamente gli hanno rubato i cinque asini, unica ricchezza che possedeva, che la aiutavano a trasportare le taniche piene di  acqua dal fiume a casa: ora è costretta a farsi la strada a piedi tre volte al giorno; i suoi figli fanno a turno per aiutarla. Anche i sacchi di mais ora vanno portato a sulla testa. E poi in caso di necessità estrema, poteva sempre salvarsi vendendo un asino.
Le “autorità locali” sono a conoscenza del furto e dopo pochi giorni comunicano a Rael che è stato acciuffato il ladro ma degli asini non c’è più nessuna traccia. Comunque le chiedono di partecipare al “processo” per poter accusare quest’uomo.
Il furfante davanti all’assemblea giudicante si dichiara colpevole ma in molti conoscono la sua situazione: la moglie è malata e i suoi tre figli sono ancora piccoli. Ha dovuto rubare per tentare di curare sua moglie e per comprare del cibo, che non sia il solito disgustoso mais bollito, per sfamare i figli. Ma nonostante tutto deve pagare per il suo atto, questa è la decisione.
Ma… Rael non la pensa così. Lei voleva indietro i suoi cinque asini, che oramai sono stati venduti. Però sono diventati ricchezza per chi sta peggio di lei e dei suoi figli: per quel padre in grave difficoltà. Chiede che a questo ladro sia concesso il dono della libertà, perché altrimenti per la famiglia di quest’uomo non c’è più nessuna speranza di vita futura. L’assemblea è stupita dalla richiesta di perdono della donna ma la libertà viene concessa.
Per una volta giustizia è fatta. ”
 
Siete ancora d’accordo che il perdono sia indice di sottomissione, di debolezza ? Il grido di Cristo sulla croce che assicura perdono ai suoi uccisori, è il lamento di un debole o l’invocazione di un forte?
Il perdono promuove il valore del bene, della verità.
Se non siete sicuri chiedetelo ai poveri.  
Chi ha conosciuto Rael

 

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