Non c’è mese dell’anno in cui non si celebri per qualche particolare ricorrenza una festa della Vergine Maria. Queste festività sono come dei pilastri portanti della spiritualità cristiana: come se le celebrazioni in onore del Signore fossero preparate e interpretate dalla devozione a Maria Santissima.
La grande cupola centrale della Basilica dell’Ausiliatrice, che canta la gloria di Maria SS. e le sue vittorie nella storia della Chiesa, presenta tra le altre scene sia la vittoria di Lepanto sia quella di Vienna, ottenute ambedue in date consacrate alla Madonna: 7 ottobre 1571 (beata Vergine del Rosario) e 12 settembre 1683 (il santo nome di Maria)
E ancora, nella nostra Basilica, un vero canto alle glorie del Signore e della Madonna, c’è un particolare che normalmente sfugge ai devoti anche più attenti: è una scritta a caratteri cubitali che percorre internamente tutta la navata centrale, quasi volesse esprimere il motivo dell’esistenza della Basilica e dar forza ad ogni preghiera in lei formulata. Posta in alto, come un cordone che abbraccia e tiene salda tutta la costruzione, è composta di parole latine bellissime, che però possono negarsi a chi non familiarizza con questa lingua. Sono parte di una ispirata composizione del vescovo Fulberto di Chartres, composta intorno all’anno Mille.
La spiritualità salesiana la cantò anche con una composizione musicale ammirevole di uno dei primi entusiasti salesiani, il Card. Giovanni Cagliero; segno dunque di un’indicazione forte da parte di don Bosco e rivelatrice dell’amore del Santo per la Vergine.
Santa Maria, soccorri i miseri, rendi forti i pusillanimi, rianima i deboli, prega per il popolo, intervieni per il clero, intercedi per le donne che a te si affidano, sperimentino il tuo soccorso tutti i peccatori tutti coloro che invocano il tuo santo aiuto.
Don Bosco amava questa “antifona maggiore” della Vergine Maria, la ripeteva e la faceva ripetere sovente nelle celebrazioni liturgiche, forse perché essa racchiude l’invocazione di tutte le rappresentanze del Popolo di Dio, come un grido che sale, a volte angosciato a volte sommesso, dal petto di tutti noi peccatori e si unisce in una sola profonda preghiera che vuole commuovere, attraverso il Cuore di Maria, il Cuore di Dio.
La amiamo la nostra Basilica parrocchiale, nello splendore dei suoi colori e dei suoi marmi, nei semplici simboli che la costellano: vi si entra con lo stupore di chi respira ancora e sempre l’amore di don Bosco per la Madonna. Ci si sente in casa, da qualunque remota spiaggia del mondo vi si arrivi. Ci si sente attesi da un Cuore che ci ama e ci ha chiamati, dal Cuore della Madre che trepida intercede per le nostre necessità personali e familiari.
* articolo dell'ADMA (sul sito www.donbosco-torino.it)
* antifone mariane (musica)
Giovanni CAGLIERO – SANCTA MARIA SUCCURRE MISERIS
Giuseppe DOGLIANI – CORONA AUREA