don Bosco ci parla:
Qualunque fatica è poca, quando si tratta della Chiesa e del papato. V,577
21. Le arguzie di don Bosco
Don Bosco era di carattere assai faceto e arguto. I fatterelli seguenti ne sono una splendida prova.
Una volta, trovandosi a pranzo dal banchiere Cotta, ad un certo punto si rannuvolò, ed avendogli il banchiere domandato se avesse qualche fastidio, rispose:
– Ho qui sul cuore un certo peso di parecchie migliaia di lire che lei mi ha dato a prestito, e che non saprei come restituire.
– Stia di buon umore.
Soggiunse il banchiere;
– fra poco si porterà il caffè, e questo le aggiusterà lo stomaco.
Difatti, venuto il caffè, trovò nel piattino la ricevuta firmata a saldo di tutti i debiti che aveva con la banca.
Interrogato come riuscisse a farsela con tutti, nobili e signori, parlamentari e Re, rispose:
– Guardate, miei cari, io non avrei difficoltà a fare di cappello al diavolo, purché mi lasciasse passare per andare a salvare un'anima.
Le sue sante arguzie ed amenità se le permetteva anche con persone di riguardo, quando fosse stato necessario. A Parigi, recatosi a far visita ad un ricco signore, si sentì rivolgere queste parole un po' adulatorie:
– Sento raccontare di voi tante meraviglie: sarei curioso di vederne con i miei occhi qualcuna.
– Ben volentieri.
Rispose il Santo.
– Anche subito, se volete.
– Sì, sì!
Esclamò l'altro.
Don Bosco divagò alquanto, e dopo pochi istanti, soggiunse:
– Eccomi dunque pronto; la prego di osservare l'ora precisa.
Quel signore fa per cavar di tasca l'orologio, e non lo trova più e allora prese a gridare:
– Datemi il mio orologio: ho prove sufficienti della vostra santità.
– Oh no!
Disse don Bosco.
– L'orologio non ve lo do, se non mi date il prezzo equivalente per i miei ragazzi.
– Ma il mio orologio costa 300 lire.
– Bene, bene, datemi 300 lire, ed eccovi l'orologio.
Il signore regalò non 300, ma 500 lire.