Martedì quarta settimana – 13 MARZO
Dalla Parola del giorno Gv 5,1-3.5-16
Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina.
La bambina malata di tumore!
C’era una volta un medico oncologo di mezz’età, con una lunga e brillante carriera professionale dietro le spalle.
Negli ultimi anni si era specializzato nella pediatria oncologica, interpretando come una missione la cura dei più piccoli.
In questo ambiente, come è facile capire, non mancavano i drammi quotidiani: quando le innocenti vittime del cancro sono bambini e bambine è impossibile non farsi coinvolgere emotivamente. Un giorno il dottore iniziò a curare una bambina di 11 anni. Per i due anni successivi fu sottoposta a diversi trattamenti, manipolazioni, iniezioni e grandi sofferenze, causate dalle conseguenze della chemioterapia e della radioterapia. Nonostante tutte le sofferenze il dottore non vide mai la piccola bambina tremare: a volte la colse piangere, a volte lesse la paura nei suoi piccoli occhi lucidi, ma il più delle volte pensò che la sua forza interiore dovesse essere enorme. Un giorno, giunto in ospedale al mattino presto, andò a trovare la bambina nella sua stanza e le chiese di sua madre.
La risposta e il colloquio che seguì, lo emozionarono profondamente, tanto che non avrebbe mai più scordato quel momento.
– “Dottore” – disse – “spesso la mia mamma esce dalla stanza per piangere, nascosta nei corridoi. Quando io morirò, credo che rimarrà con molta nostalgia. Ma io non ho paura di morire. Sai, io non sono nata per questa vita”.
– “Che cos’è la morte per te?” – Chiese il medico.
– “Quando siamo piccoli spesso vogliamo dormire nella camera dei nostri genitori e al mattino ci svegliamo nella nostra camera, vero dottore?”.
– “Sì, è vero” – rispose.
– “Un giorno andrò a dormire e Dio verrà a cercarmi, e mi sveglierò nella sua casa. Quella sarà la mia vera vita”.
Il dottore rimase impietrito, senza sapere cosa aggiungere, sorpreso dalla maturità spirituale di quella bambina.
– “…E mia madre resterà con più nostalgia” – aggiunse. Emozionato, trattenendo le lacrime, il dottore chiese:
– “Che cosa significa per te ‘nostalgia’ ?”.
– “Nostalgia è l’amore che rimane”.
Da allora il dottore non smise mai di pensare che quella era la migliore definizione che si possa dare alla parola ‘nostalgia’: la nostalgia è l’amore che rimane e non si allontana.